Giornata della Memoria

27 gennaio 2010

Sono trascorsi 65 anni da quando le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz e ancora una volta sentiamo il dovere di ricordare quella drammatica storia di inconcepibile odio e di sterminio che fu la Shoah.
Il Gruppo Koinè, come da anni a questa parte, offre il proprio piccolo contributo con una rassegna di opere, installazioni e video appositamente create per la commemorazione di questa data, riconosciuta anche dalla legge italiana come un imprescindibile momento di memoria e di riflessione.
Siamo convinti che ogni forma di razzismo e sopraffazione, vecchia e nuova, lontana e recente, se non estirpata alle sue nefaste e a volte ben nascoste radici, possa poi portare alla tragedia. Facciamo perciò nostre le parole di Vittorio Foa nella prefazione a “Se questo è un uomo”: “Sorgono allora delle domande: perché dobbiamo ricordare? E che cosa bisogna ricordare? Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue: quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, e' un Nemico si pongono le premesse di una catena al cui termine, scrive Levi, c'e' il Lager, il campo di sterminio.”

In mostra opere di: Daniele Arosio, Enzo Biffi, Gildo Brambilla, Marco Calloni, Laura Cazzaniga, Mariangelo Cazzaniga, Piero Macchini, Giacomo Manenti, Tommaso Melideo, Antonello Sala, Michele Salmi.

da mercoledì 27 gennaio
a mercoledì 3 febbraio 2010

inaugurazione e presentazione
“Video della memoria 2008 – 2009”
sabato 30 gennaio ore 17

Spazio Palomar – Via Matteotti 17 – Lissone
Arrivo

“Il grembo del sistema di colpo ha partorito
gemelli a milioni.
Le sue ruote gonfie di odio e di obbedienza
urlano ordini.
Sbucano dalle nebbie e le palandrane grigie
come impazzite si spostano in continuazione
ci colpiscono alla cieca rompendo la fila
guadagnata con pugni e calci e colpi di fucile.
Le orecchie sono sorde, le parole
le inghiotte il vento
che dalle fabbriche di morte
porta odore di carne bruciata e cenere
sulle nostre teste calve di colpe non commesse.”

Edith Bruck


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